‘Grazie per avere accolto il nostro invito a partecipare a questa giornata che ogni anno ‘Noi Donne’ dedichiamo ai giudici Falcone e Borsellino. La data del 23 maggio è incisa nella memoria di ognuno di noi come una ferita sempre aperta che ci rende debitori nei confronti di chi ha sacrificato la propria vita per difendere i valori dell’onestà, della legalità e dei principi sanciti dalla nostra Costituzione.
In questo momento storico la violenza contro le persone, l’ambiente e le cose è all’ordine del giorno; sul fronte delle mafie tutti i dati indicano il persistere se non addirittura il rafforzamento di una cultura mafiosa che non si manifesta più con le stragi che hanno segnato gli anni ’90, ma che agisce sotto traccia in maniera tentacolare, inquinando le amministrazioni pubbliche, il mondo delle imprese nonché’ il mondo della politica.
I femminicidi scandiscono quotidianamente le cronache del nostro Paese, indice di una mentalità maschilista e patriarcale che vorrebbe relegare ancora oggi il ruolo della donna a oggetto di puro possesso.
Assistiamo a forme di prevaricazione e di maltrattamenti che riguardano gli adolescenti, nella vita reale e nel mondo digitale, che trovano noi adulti impreparati ed impotenti anche di fronte a gesti estremi di giovani che si tolgono la vita disperati. A questa triste realtà dovremmo reagire sia come singoli che come società in tutte le sue articolazioni e a tutti i livelli.
Il nostro pensiero va anche a chi vive ed opera in quei Paesi dove la libertà non è un diritto garantito, Paesi in cui il coraggio di esprimere il proprio pensiero o di rivendicare tale diritto ha un costo altissimo in termini di limitazione alla libertà personale e di violenza fisica e psicologica esercitata, troppo spesso, fino alla morte.
A livello internazionale siamo di fronte a un teatro di guerra cosi esteso che davvero si può parlare di una terza guerra mondiale a pezzi, cosi come veniva descritta dal caro Papa Francesco e di cui ancora non si vede un accenno di soluzione. E nel frattempo milioni di innocenti muoiono, stravolgendo il futuro di interi popoli e di interi Paesi.
Queste pur brevi riflessioni, che ci suggeriscono l’immagine di una legalità ferita, accomunano vittime di violenze generate in tempi e contesti socio-culturali diversi. Ma, da qualunque parte essa venga, qualunque sia la motivazione che l’abbia scatenata, la violenza va combattuta scoprendone i suoi molteplici volti, con almeno un po’ del coraggio di quelle vittime che oggi onoriamo. La violenza mafiosa non è dissimile da tutte le altre forme di violenza che vedono l’uomo contro l’uomo. La storia di Rita Atria, suicida alla notizia dell’attentato al giudice Borsellino è anche la storia di Masha Amini, scomparsa ad opera del regime iraniano per non avere indossato in maniera corretta il velo islamico. È anche quella di Ilaria Alpi, giornalista di inchiesta, assassinata a Mogadiscio dalla mafia locale per avere scoperto un traffico di rifiuti tossici, ed è la stessa che si manifesta col volto peggiore del patriarcato.
Oggi, nel 33mo anniversario della morte di Falcone e Borsellino, giornata simbolo contro tutte le violenze, abbiamo voluto affidare alla memoria della nostra piccola Comunità alcune delle tante donne che, consapevoli o meno della loro vulnerabilità, hanno voluto reagire e pagato con la vita il loro NO alla violenza, all’ abuso, alla prevaricazione, alla prepotenza.
Ci piace pensarle ancora nelle loro case, tra i loro cari e ricordarne i nomi incisi su queste pietre di inciampo della legalita, uniti in un unico grido: Non dimenticare! E non dimenticare vuol dire non stancarci mai di indignarci, di scandalizzarci, di insorgere.
Giuseppe e Salvatore Asta
Barbara Rizzo
Emanuela Loi
Emanuela Setti Carraro
Francesca Morvillo
Giovanna Giammona
Graziella Campagna
Lea Garofalo
Ilaria Alpi
Rita Atria
Rosalia Pipitone
Vincenza Marchese
Masha Amini
Viktoriia Roshchyna
Sara Campanella
Giulia Tramontano
Marisa Leo
Con tutto il nostro cuore diciamo che continueremo a coltivare la memoria del loro sacrificio e in quanto donne, madri e cittadine a trasmettere quei valori di cui sono stati portatori in vita e forse ancora di più dopo la loro morte’.